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Lettera
di Magdi Allam al Direttore del "Corriere della Sera",
Paolo Mieli
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(testo
tratto integralmente dal sito www.magdiallam.it)
Caro Direttore,
Ciò che ti sto per riferire concerne una mia scelta
di fede religiosa e di vita personale che non vuole in alcun
modo coinvolgere il Corriere della Sera di cui mi onoro
di far parte dal 2003 con la qualifica di vice-direttore
ad personam. Ti scrivo pertanto da protagonista della vicenda
come privato cittadino.
Ieri sera mi sono convertito alla religione cristiana cattolica,
rinunciando alla mia precedente fede islamica. Ha così
finalmente visto la luce, per grazia divina, il frutto sano
e maturo di una lunga gestazione vissuta nella sofferenza
e nella gioia, tra la profonda e intima riflessione e la
consapevole e manifesta esternazione. Sono particolarmente
grato a Sua Santità il Papa Benedetto XVI che mi
ha impartito i sacramenti dell’iniziazione cristiana,
Battesimo, Cresima e Eucarestia, nella Basilica di San Pietro
nel corso della solenne celebrazione della Veglia Pasquale.
E ho assunto il nome cristiano più semplice ed esplicito:
“Cristiano”. Da ieri sera dunque mi chiamo Magdi
Cristiano Allam.
Per me è il giorno più bello della vita. Acquisire
il dono della fede cristiana nella ricorrenza della Risurrezione
di Cristo per mano del Santo Padre è, per un credente,
un privilegio ineguagliabile e un bene inestimabile. A quasi
56 anni, nel mio piccolo, è un fatto storico, eccezionale
e indimenticabile, che segna una svolta radicale e definitiva
rispetto al passato. Il miracolo della Risurrezione di Cristo
si è riverberato sulla mia anima liberandola dalle
tenebre di una predicazione dove l’odio e l’intolleranza
nei confronti del “diverso”, condannato acriticamente
quale “nemico”, primeggiano sull’amore
e il rispetto del “prossimo” che è sempre
e comunque “persona”; così come la mia
mente si è affrancata dall’oscurantismo di
un’ideologia che legittima la menzogna e la dissimulazione,
la morte violenta che induce all’omicidio e al suicidio,
la cieca sottomissione e la tirannia, permettendomi di aderire
all’autentica religione della Verità, della
Vita e della Libertà. Nella mia prima Pasqua da cristiano
io non ho scoperto solo Gesù, ho scoperto per la
prima volta il vero e unico Dio, che è il Dio della
Fede e Ragione.
La mia conversione al cattolicesimo è il punto d’approdo
di una graduale e profonda meditazione interiore a cui non
avrei potuto sottrarmi, visto che da cinque anni sono costretto
a una vita blindata, con la vigilanza fissa a casa e la
scorta dei carabinieri a ogni mio spostamento, a causa delle
minacce e delle condanne a morte inflittemi dagli estremisti
e dai terroristi islamici, sia quelli residenti in Italia
sia quelli attivi all’estero. Ho dovuto interrogarmi
sull’atteggiamento di coloro che hanno pubblicamente
emesso delle fatwe, dei responsi giuridici islamici, denunciandomi,
io che ero musulmano, come “nemico dell’islam”,
“ipocrita perché è un cristiano copto
che finge di essere musulmano per danneggiare all’islam”,
“bugiardo e diffamatore dell’islam”, legittimando
in tal modo la mia condanna a morte. Mi sono chiesto come
fosse possibile che chi, come me, si è battuto convintamente
e strenuamente per un “islam moderato”, assumendosi
la responsabilità di esporsi in prima persona nella
denuncia dell’estremismo e del terrorismo islamico,
sia finito poi per essere condannato a morte nel nome dell’islam
e sulla base di una legittimazione coranica. Ho così
dovuto prendere atto che, al di là della contingenza
che registra il sopravvento del fenomeno degli estremisti
e del terrorismo islamico a livello mondiale, la radice
del male è insita in un islam che è fisiologicamente
violento e storicamente conflittuale.
Parallelamente la Provvidenza mi ha fatto incontrare delle
persone cattoliche praticanti di buona volontà che,
in virtù della loro testimonianza e della loro amicizia,
sono diventate man mano un punto di riferimento sul piano
della certezza della verità e della solidità
dei valori. A cominciare da tanti amici di Comunione e Liberazione
con in testa don Juliàn Carròn; a religiosi
semplici quali don Gabriele Mangiarotti, suor Maria Gloria
Riva, don Carlo Maurizi e padre Yohannis Lahzi Gaid; alla
riscoperta dei salesiani grazie a don Angelo Tengattini
e don Maurizio Verlezza culminata in una rinnovata amicizia
con il Rettore maggiore Don Pascual Chavez Villanueva; fino
all’abbraccio di alti prelati di grande umanità
quali il cardinale Tarcisio Bertone, monsignor Luigi Negri,
Giancarlo Vecerrica, Gino Romanazzi e, soprattutto, monsignor
Rino Fisichella che mi ha personalmente seguito nel percorso
spirituale di accettazione della fede cristiana. Ma indubbiamente
l’incontro più straordinario e significativo
nella decisione di convertirmi è stato quello con
il Papa Benedetto XVI, che ho ammirato e difeso da musulmano
per la sua maestria nel porre il legame indissolubile tra
fede e ragione come fondamento dell’autentica religione
e della civiltà umana, e a cui aderisco pienamente
da cristiano per ispirarmi di nuova luce nel compimento
della missione che Dio mi ha riservato.
Il mio è un percorso che inizia da quando all’età
di quattro anni, mia madre Safeya – musulmana credente
e praticante – per il primo della serie di “casi”
che si riveleranno essere tutt’altro che fortuiti
bensì parte integrante di un destino divino a cui
tutti noi siamo assegnati –mi affidò alle cure
amorevoli di suor Lavinia dell’Ordine dei Comboniani,
convinta della bontà dell’educazione che mi
avrebbero impartito delle religiose italiane e cattoliche
trapiantate al Cairo, la mia città natale, per testimoniare
la loro fede cristiana tramite un’opera volta a realizzare
il bene comune. Ho così iniziato un’esperienza
di vita in collegio, proseguita dai salesiani dell’Istituto
Don Bosco alle medie e al liceo, che mi ha complessivamente
trasmesso non solo la scienza del sapere ma soprattutto
la coscienza dei valori. E’ grazie ai religiosi cattolici
che io ho acquisito una concezione profondamente e essenzialmente
etica della vita, dove la persona creata a immagine e somiglianza
di Dio è chiamata a svolgere una missione che s’inserisce
nel quadro di un disegno universale ed eterno volto alla
risurrezione interiore dei singoli su questa terra e dell’insieme
dell’umanità nel Giorno del Giudizio, che si
fonda nella fede in Dio e nel primato dei valori, che si
basa sul senso della responsabilità individuale e
sul senso del dovere nei confronti della collettività.
E’ in virtù dell’educazione cristiana
e della condivisione dell’esperienza della vita con
dei religiosi cattolici che io ho sempre coltivato una profonda
fede nella dimensione trascendentale, così come ho
sempre ricercato la certezza della verità nei valori
assoluti e universali.
Ho avuto una stagione in cui la presenza amorevole e lo
zelo religioso di mia madre mi hanno avvicinato all’islam,
che ho periodicamente praticato sul piano cultuale e a cui
ho creduto sul piano spirituale secondo un’interpretazione
che all’epoca, erano gli anni Sessanta, corrispondeva
sommariamente a una fede rispettosa della persona e tollerante
nei confronti del prossimo, in un contesto – quello
del regime nasseriano – dove prevaleva il principio
laico della separazione della sfera religiosa da quella
secolare. Del tutto laico era mio padre Mahmoud al pari
di una maggioranza di egiziani che avevano l’Occidente
come modello sul piano della libertà individuale,
del costume sociale e delle mode culturali ed artistiche,
anche se purtroppo il totalitarismo politico di Nasser e
l’ideologia bellicosa del panarabismo che mirò
all’eliminazione fisica di Israele portarono alla
catastrofe l’Egitto e spianarono la strada alla riesumazione
del panislamismo, all’ascesa al potere degli estremisti
islamici e all’esplosione del terrorismo islamico
globalizzato.
I lunghi anni in collegio mi hanno anche consentito di conoscere
bene e da vicino la realtà del cattolicesimo e delle
donne e degli uomini che hanno dedicato la loro vita per
servire Dio in seno alla Chiesa. Già da allora leggevo
la Bibbia e i Vangeli ed ero particolarmente affascinato
dalla figura umana e divina di Gesù. Ho avuto modo
di assistere alla santa messa ed è anche capitato
che, una sola volta, mi avvicinai all’altare e ricevetti
la comunione. Fu un gesto che evidentemente segnalava la
mia attrazione per il cristianesimo e la mia voglia di sentirmi
parte della comunità religiosa cattolica.
Successivamente, al mio arrivo in Italia all’inizio
degli anni Settanta tra i fumi delle rivolte studentesche
e le difficoltà all’integrazione, ho vissuto
la stagione dell’ateismo sventolato come fede, che
tuttavia si fondava anch’esso sul primato dei valori
assoluti e universali. Non sono mai stato indifferente alla
presenza di Dio anche se solo ora sento che il Dio dell’Amore,
della Fede e della Ragione si concilia pienamente con il
patrimonio di valori che si radicano in me.
Caro Direttore, mi hai chiesto se io non tema per la mia
vita, nella consapevolezza che la conversione al cristianesimo
mi procurerà certamente un’ennesima, e ben
più grave, condanna a morte per apostasia. Hai perfettamente
ragione. So a cosa vado incontro ma affronterò la
mia sorte a testa alta, con la schiena dritta e con la solidità
interiore di chi ha la certezza della propria fede. E lo
sarò ancor di più dopo il gesto storico e
coraggioso del Papa che, sin dal primo istante in cui è
venuto a conoscenza del mio desiderio, ha subito accettato
di impartirmi di persona i sacramenti d’iniziazione
al cristianesimo. Sua Santità ha lanciato un messaggio
esplicito e rivoluzionario a una Chiesa che finora è
stata fin troppo prudente nella conversione dei musulmani,
astenendosi dal fare proselitismo nei paesi a maggioranza
islamica e tacendo sulla realtà dei convertiti nei
paesi cristiani. Per paura. La paura di non poter tutelare
i convertiti di fronte alla loro condanna a morte per apostasia
e la paura delle rappresaglie nei confronti dei cristiani
residenti nei paesi islamici. Ebbene oggi Benedetto XVI,
con la sua testimonianza, ci dice che bisogna vincere la
paura e non avere alcun timore nell’affermare la verità
di Gesù anche con i musulmani.
Dal canto mio dico che è ora di porre fine all’arbitrio
e alla violenza dei musulmani che non rispettano la libertà
di scelta religiosa. In Italia ci sono migliaia di convertiti
all’islam che vivono serenamente la loro nuova fede.
Ma ci sono anche migliaia di musulmani convertiti al cristianesimo
che sono costretti a celare la loro nuova fede per paura
di essere assassinati dagli estremisti islamici che si annidano
tra noi. Per uno di quei “casi” che evocano
la mano discreta del Signore, il mio primo articolo scritto
sul Corriere il 3 settembre 2003 si intitolava “Le
nuove catacombe degli islamici convertiti”. Era un’inchiesta
su alcuni neo-cristiani in Italia che denunciano la loro
profonda solitudine spirituale ed umana, di fronte alla
latitanza delle istituzioni dello Stato che non tutelano
la loro sicurezza e al silenzio della stessa Chiesa. Ebbene
mi auguro che dal gesto storico del Papa e dalla mia testimonianza
traggano il convincimento che è arrivato il momento
di uscire dalle tenebre dalle catacombe e di affermare pubblicamente
la loro volontà di essere pienamente se stessi. Se
non saremo in grado qui in Italia, la culla del cattolicesimo,
a casa nostra, di garantire a tutti la piena libertà
religiosa, come potremmo mai essere credibili quando denunciamo
la violazione di tale libertà altrove nel mondo?
Prego Dio affinché questa Pasqua speciale doni la
risurrezione dello spirito a tutti i fedeli in Cristo che
sono stati finora soggiogati dalla paura. Buona Pasqua a
tutti.
Cari amici, andiamo avanti sulla via della verità,
della vita e della libertà con i miei migliori auguri
di successo e di ogni bene.
Magdi Allam |
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Noi
siamo impegnati a riaffermare il valore della civiltà
occidentale come fonte di princìpi universali e
irrinunciabili, contrastando, in nome di una comune tradizione
storica e culturale, ogni tentativo di costruire un'Europa
alternativa o contrapposta agli Stati Uniti. |
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Siamo
impegnati a rifondare un nuovo europeismo che ritrovi
nell'ispirazione dei padri fondatori dell'unità
europea la sua vera identità e la forza di parlare
al cuore dei suoi cittadini. |
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Siamo
impegnati ad affermare il valore della famiglia quale
società naturale fondata sul matrimonio, da tenere
protetta e distinta da qualsiasi altra forma di unione
o legame. |
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Siamo
impegnati a promuovere l'integrazione degli immigrati
in nome della condivisione dei valori e dei princìpi
della nostra Costituzione, senza più accettare
che il diritto delle comunità prevalga su quello
degli individui che le compongono.
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Siamo
impegnati a sostenere il diritto alla vita, dal concepimento
alla morte naturale, a considerare il nascituro come
"qualcuno", titolare di diritti che devono
essere bilanciati con altri, e mai come "qualcosa"
facilmente sacrificabile per fini diversi. |
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Siamo
impegnati a diffondere la libertà e la democrazia
quali valori universali validi ovunque, tanto in Occidente
quanto in Oriente, a Nord come a Sud. Non è al
prezzo della schiavitù di molti che possono vivere
i privilegi di pochi. |
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Siamo
impegnati a riconfermare la distinzione fra Stato e
Chiesa, senza cedere al tentativo laicista di relegare
la dimensione religiosa solamente nella sfera del privato.
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Siamo
impegnati a fronteggiare ovunque il terrorismo, considerandolo
come un crimine contro l'umanità, a privarlo
di ogni giustificazione o sostegno, a isolare tutte
le organizzazioni che attentano alla vita dei civili,
a contrastare ogni predicatore di odio. Siamo impegnati
a fornire pieno sostegno ai soldati e alle forze dell'ordine
che tutelano la nostra sicurezza, sul fronte interno
così come all'estero. |
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