Pubblichianio
ampi stralci dell'introduzione firmata da Magdi Cristiano
Allam al libro Il sangue dell'agnello
di Rodolfo Casadei. Il volume, presentato al Meeting di
Rimini, uscirà a settembre per l'editore Guerini.
Viviamo in un mondo in cui ci vuole coraggio per essere
se stessi. Ci vuole coraggio per esprimere liberamente
il proprio pensiero tramite la parola, la scrittura e
l'azione. Ci vuole coraggio per manifestare pienamente
la propria fede, tramite la preghiera individuale, il
culto collettivo e la testimonianza personale. Viviamo
in un mondo in cui ahimè si viene perseguitati,
condannati a morte e massacrati semplicemente perché
si esprime liberamente il proprio pensiero e si manifesta
pienamente la propria fede. Noi, che viviamo nell'area
del Mediterraneo, in questo angolo della terra che il
Signore ha voluto erigere a culla delle grandi civiltà
umane e delle grandi religioni monoteiste, prendiamo atto
che oggi chi perseguita, condanna a morte e massacra lo
fa nel nome dell'islam e di Maometto: di un dio manicheo,
impietoso e vendicativo, di un profeta guerriero, tiranno
e carnefice.
Così come prendiamo atto che le vittime di una
ideologia di odio, violenza e morte eretta a religione
globalizzata sono principalmente i cristiani, gli ebrei
e gli stessi musulmani che non si sottomettono in tutto
e per tutto all'arbitrio di chi si è autoproclamato
l'incarnazione dell'unico "vero islam".
Si stima che nell'insieme del Medio Oriente dalla fine
della seconda guerra
mondiale si sia verificato un esodo massiccio di almeno
un milione di ebrei, dieci milioni di cristiani e un numero
ancora maggiore di musulmani. Sono dati che attestano
che c'è una guerra in atto tra il nichilismo di
quanti violano la sacralità della vita elevando
la morte a valore supremo da perseguire immaginando che
il suicidio-omicidio spalanchi loro la porta del Paradiso
islamico, e quanti difendono il proprio diritto alla vita.
(...) La tragedia nella tragedia è che i carnefici
sono musulmani e la gran parte delle vittime sono anch'esse
musulmani.
Ciò ci deve certamente indurre a distinguere tra
l'islam, come religione, e i musulmani come persone. A
prendere atto del fatto che, da un lato, ci sono dei versetti
coranici che al di là di qualsiasi interpretazione
e dei fatti commessi da Maometto che al di là di
qualsiasi dubbio sono legittimanti di un'ideologia di
odio, violenza e morte. Ma, al tempo stesso, dobbiamo
essere consapevoli che con i musulmani come persone si
può e si deve dialogare, si può e si deve
operare per costruire insieme una comune civiltà
dell'uomo, a condizione che in partenza si condividano
quei diritti e quei valori che non possono essere violati
né negoziati in quanto sostanziano l'essenza della
nostra umanità. (... )
Ebbene ciò oggi in Medio Oriente non è possibile.
I cristiani sono sempre più nel mirino degli integralisti,
degli estremisti e dei terroristi islamici. (...)La loro
vita è minacciata, le donne vengono stuprate e
costrette a sposare dei musulmani, le chiese vengono assaltate,
profanate e date alle fiamme, le loro proprietà
vengono requisite o distrutte.
Tutto ciò per costringerli con la forza a convertirsi
all'islam. (...) Ci vuole coraggio per essere cristiani
e ci vuole coraggio per testimoniare la propria solidarietà
ai fedeli in Gesù denunciando la loro persecuzione.
Rodolfo Casadei è un testimone di fede che ha il
coraggio di affermare la verità e ha la capacità,
tramite la sua esposizione obiettiva, sincera ed appassionata,
di comunicarci la corretta rappresentazione della realtà
e di sensibilizzare la nostra coscienza sui temi che sono
il cardine della nostra umanità.
Un testimone appassionato
E’ andato personalmente a vedere e a sentire i cristiani
in difficoltà e che subiscono ogni forma di vessazione
in Turchia, Giordania, Siria, Libano e soprattutto in
Iraq, la terra più martoriata dal terrorismo islamico
che ha individuato nei cristiani la minoranza da sottomettere
con la forza all'arbitrio dell'islam.
Ci offre una documentazione giornalisticamente ineccepibile
ma che è tutt'altro che neutra, decisamente schierata
dalla parte di chi soffre e viene perseguitato per il
solo fatto di essere cristiano. È quel giornalismo
responsabile ed etico che è diventato sempre più
raro in un Occidente soggiogato da un sistema mediatico
all'insegna della mistificazione della realtà,
del sensazionalismo e dello scandalismo a tutti i costi
pur di vendere il proprio prodotto, ammalato di relativismo
che lo porta a mettere tutto e il contrario di tutto sullo
stesso piano, succube dell'islamicamente corretto che
lo induce ad autocensurarsi per non dire nulla che possa
urtare la suscettibilità dei musulmani.
Questo quadro d'insieme ci fa comprendere come l'impegno
principale che abbiamo di fronte è quello di riscattare,
in primo luogo dentro casa nostra, quei valori e quell'identità
occidentale che hanno storicamente il loro radicamento
profondo nella fede e nella cultura giudaico-cristiana,
prima ancora di immaginare di poter essere credibili e
rispettati come modello di civiltà altrove nel
mondo. Perché se noi non siamo forti dentro, forti
della nostra fede, dei nostri valori e dei nostri ideali,
non potremo mai instaurare un dialogo autentico e un rapporto
costruttivo con gli altri. (... ) Viviamo purtroppo in
un contesto in cui, perfino all'interno stesso dell'Occidente,
la libertà religiosa non è del tutto garantita
e rispettata. Perché mentre se un occidentale si
converte all'islam non gli succede assolutamente nulla,
nessuno si sognerebbe mai di rimproverarlo e meno che
mai di minacciarlo, se all'opposto un musulmano residente
in Occidente si converte al cristianesimo, contro di lui
si scatena una guerra. Fatta di condanne a
morte per apostasia da parte dei musulmani, ma anche di
critiche da parte dei non musulmani che arrivano a immaginare
che quella conversione sia di per sé una provocazione
e la condannano per paura delle conseguenze che potrebbero
ritorcersi contro se stessi. Si comprende bene che se
non si è
liberi di professare la propria fede cristiana in terra
cristiana, diventa estremamente arduo salvaguardare la
libertà di fede dei cristiani nei paesi a maggioranza
islamica. (...) |