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GLI
EUROPEI RIFLETTANO SULLE PROPRIE RADICI. INTANTO DIO SVENTOLA
SULLA LORO BANDIERA
Sempre più il progetto europeo
sembra ridursi alla sua dimensione economica e, peggio,
burocratica. Non erano questi gli intendimenti dei fondatori,
né le origini. In ballo, c'è la nostra vita
quotidiana. |
di
Mario Mauro (Vicepresidente del Parlamento Europeo)
(articolo tratto da "Il Domenicale"
- Dicembre 2008)
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Il
Parlamento del quale faccio parte si è intrattenuto
a lungo sul diametro delle albicocche. Abbiamo fatto norme
per stabilire che la camicia da notte può essere
usata anche di giorno e quale altezza da terra deve avere
la targa posteriore di un rimorchio. Certo, può essere
giustificato un processo di armonizzazione di pesi, misure,
elementi e fattori che contraddistinguono la vita civile
ed economica dei nostri Paesi, ma perché, a un certo
punto, abbiamo scelto di privilegiare questo tipo di attività
anziché rimanere sull’essenziale?
Spesso sentiamo dire che l’Europa è terra di
diritti civili. Di questo l’Europa s’inorgoglisce
e inasprisce il proprio giudizio, rampogna gli Stati Uniti
sul tema della pena di morte. Condanniamo tutto e tutti
in nome dei diritti umani. Ma nello stesso tempo non siamo
capaci di esercitare pressioni reali dove questi diritti
umani vengono sistematicamente violati.
Questa mia riflessione serve per sottolineare un’involuzione
psicologica avvenuta all’indomani del crollo del comunismo.
Con il 1989 l’Europa, da conglomerato istituzionale
baluardo della libertà di fronte al grande mostro
del socialismo reale dell’Est, diventa vittima di
una sorta di “sindrome di Stoccolma”, prigioniera
di quella mentalità da cortina di ferro che rimproverava
fino a un attimo prima a chi stava a Est.
Cercherò di esemplificare questa singolare condizione
di un’Europa che ha paura di se stessa e del significato
della propria iniziativa politica, e che teme di potere
assicurare una prospettiva di prosperità e di bene
comune alla generazione che cresce. De Gasperi, Schuman
e Adenauer furono capaci di articolare il loro progetto
politico quasi come una sorta di antidoto contro l’ideologia
e di promuoverlo in termini di speranza profetica. E' ancora
valida questa visione? Ci aiuta a rispondere ai bisogni
dell’uomo di oggi? Degli europei di oggi?
Le istituzioni europee sono oggi un luogo dove vige un pregiudizio
nei confronti del cristianesimo. Negli ultimi dieci anni
il Parlamento europeo ha condannato il Papa e la Santa Sede
per violazione dei diritti umani fino a trenta volte. Cuba
e la Cina non più di dieci. In queste istituzioni
la teorizzazione sulla famiglia, in tutte le formulazioni
possibili e immaginabili, purché non quella tra un
uomo e una donna, ha raggiunto livelli di elaborazione talmente
complessi da giustificare l’interrogativo sulla sensatezza
delle istituzioni stesse.
Considerando le relazioni, le proposte di risoluzione, le
interrogazioni e le dichiarazioni scritte presentate da
parlamentari europei dal 1994 al 2007, notiamo come la Chiesa
o le posizioni del Vaticano abbiano subìto ben 64
attacchi, con l’intenzione di far passare per “fondamentalista”
la semplice espressione di un credo religioso. Non ultimo
il tentativo, sventato dal Ppe, con cui nell’aprile
2007 socialisti, verdi, liberali e comunisti hanno tentato
di far condannare dal Parlamento europeo il Presidente della
Cei, mons. Bagnasco, in occasione della risoluzione contro
l’omofobia.
Oggi il progetto europeo vive tante e tali contraddizioni
che invece di essere presentato come una risposta positiva,
appare come una sorta d’insensato agglomerato. Di
mezzo non c’è una dialettica politica fine
a sé stessa, ma la sopravvivenza di un’esperienza
di un popolo.
L’Europa deve tornare a capire che la possibilità
di costruire opzioni adeguate per l’uomo di oggi e
di domani risiede nel rapporto tra diritto di natura e politica.
Diversamente, sempre più finiremo con l’infierire
non tanto sul quel progetto politico che chiamiamo Europa,
ma sull’esperienza degli uomini che ne fanno parte.
Il futuro dell’Europa si pone a questo livello. Dobbiamo
essere capaci di dire, vincendo la battaglia con fondamentalismi
e relativismi, ciò che siamo e in che cosa crediamo.
E l’Europa nasce cristiana, non possiamo lasciarla
preda di mistificazioni e strumentalizzazioni.
Basti un esempio. Ogni popolo e ogni organizzazione politica
sono simboleggiati da bandiere che ne caratterizzano l’identità
collettiva. L’Europa si riconosce nel vessillo blu
con dodici stelle che sventola sui nostri palazzi pubblici
e compare sulle targhe delle nostre auto. La bandiera, adottata
nel 1955 dal Consiglio d’Europa, è stata confermata
come simbolo dell’Unione europea nel Trattato costituzionale
siglato a Roma il 29 ottobre 2004. Trattato, poi rigettato
dai referendum francese e olandese, in cui non fu inserito
il riconoscimento delle radici cristiane dell’Europa.
Non tutti lo sanno, ma quelle dodici stelle provengono dalla
devozione alla Vergine Maria e sono svincolate dal numero
degli Stati aderenti. Non tutti lo sanno perché la
vera origine della bandiera a dodici stelle è oggetto
di una mistificazione orchestrata all’interno delle
istituzioni comunitarie. Basta visitare il sito ufficiale
dell’Ue per leggere che «la corona di stelle
dorate rappresenta la solidarietà e l’armonia
tra i popoli d’Europa» o che «in varie
tradizioni, il dodici è un numero simbolico che rappresentata
la completezza». Il sito Ue continua la sua spiegazione
affermando che «si tratta inoltre ovviamente del numero
dei mesi dell’anno e delle ore indicate sul quadrante
dell’orologio. Il cerchio è tra l’altro
un simbolo di unità». Sono mistificazioni su
cui occorre far chiarezza.
Il concorso di idee, bandito nel 1950 dal Consiglio d’Europa,
fu vinto da un pittore allora poco noto, Arsène Heits,
che propose dodici stelle bianche disposte in cerchio su
sfondo blu. Arsène Heits trasse lo spunto per il
bozzetto della bandiera dalla cosiddetta “Medaglia
miracolosa” che portava al collo. Questa medaglia
era stata coniata dopo l’apparizione della Madonna
a Catherine Labouré nel 1830; fu la Madonna stessa
che indicò alla religiosa di rappresentare sulla
medaglia le dodici stelle della corona posta sul capo della
donna dell’Apocalisse. Arsène Heits alla commissione
non svelò la provenienza biblica del simbolo (lo
ammise solo in seguito), ma sostenne che il 12 era, per
la sapienza antica, un «simbolo di pienezza».
Questa lettura passò e il numero è stato confermato
nel Trattato costituzionale. Il Consiglio d’Europa
incoraggiò le altre istituzioni europee ad adottare
la bandiera e nel 1983 il Parlamento europeo accolse l’invito.
Nel 1985 la bandiera venne adottata da tutti i capi di Stato
e di governo come emblema ufficiale dell’Unione europea,
denominata all’epoca Comunità europea.
L’adozione ufficiale della bandiera fu sancita con
una solenne cerimonia, messa a calendario tenendo conto
esclusivamente degli impegni dei politici che componevano
il Comitato dei ministri e che si svolse l’8 dicembre
del 1955, festa dell’Immacolata Concezione, giorno
che per tutti i leader coinvolti era casualmente libero
da altri impegni. Sembra quasi che Dio sapesse già
che non sarebbe riuscito a inserire le radici cristiane
nel famoso preambolo della Costituzione europea. Per cui
con cinquant’anni d’anticipo si è messo
nella bandiera. |
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COMMENTI |
17-11-2009
• FRANCO MASINI
"...non mi fate parlare! L'Europa é
allo sfasco, sfascio morale intendo e l'Italia si salva
solo perché ha il Vaticano, ovvero il Papa e la religione,
naturalmente anche la famiglia. In Europa é difficile
vedere un anziano assistito da un congiunto, un parente,
per lo più si delega una badante o un anonimo ospizio:
Bella roba! L'anziano che tanto ha dato ora che non serve
più a niente, viene abbandonato! Già quando
ero giovane e navigavo (anni 60),L'Europa si presentava
come un ambiente moderno, ricco di belle città, ma
asettico,socialmente educato, ma niente amore! Niente calore!
I figli vengono mandati in collegio, le ragazzine partotiscono
da solo già a 12-13 anni e a nessuno sembra uno scandalo
e noi vorremmo imitare questa nazione? Vergogna, che si
tengano le loro chiese protestanti, tristi e cupe, che si
tengano i loro musei cittadini noi ci teniamo le nostre
famiglie, i nonni e i figli da curare! |
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Noi
siamo impegnati a riaffermare il valore della civiltà
occidentale come fonte di princìpi universali e
irrinunciabili, contrastando, in nome di una comune tradizione
storica e culturale, ogni tentativo di costruire un'Europa
alternativa o contrapposta agli Stati Uniti. |
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Siamo
impegnati a rifondare un nuovo europeismo che ritrovi
nell'ispirazione dei padri fondatori dell'unità
europea la sua vera identità e la forza di parlare
al cuore dei suoi cittadini. |
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Siamo
impegnati ad affermare il valore della famiglia quale
società naturale fondata sul matrimonio, da tenere
protetta e distinta da qualsiasi altra forma di unione
o legame. |
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Siamo
impegnati a promuovere l'integrazione degli immigrati
in nome della condivisione dei valori e dei princìpi
della nostra Costituzione, senza più accettare
che il diritto delle comunità prevalga su quello
degli individui che le compongono.
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Siamo
impegnati a sostenere il diritto alla vita, dal concepimento
alla morte naturale, a considerare il nascituro come
"qualcuno", titolare di diritti che devono
essere bilanciati con altri, e mai come "qualcosa"
facilmente sacrificabile per fini diversi. |
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Siamo
impegnati a diffondere la libertà e la democrazia
quali valori universali validi ovunque, tanto in Occidente
quanto in Oriente, a Nord come a Sud. Non è al
prezzo della schiavitù di molti che possono vivere
i privilegi di pochi. |
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Siamo
impegnati a riconfermare la distinzione fra Stato e
Chiesa, senza cedere al tentativo laicista di relegare
la dimensione religiosa solamente nella sfera del privato.
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Siamo
impegnati a fronteggiare ovunque il terrorismo, considerandolo
come un crimine contro l'umanità, a privarlo
di ogni giustificazione o sostegno, a isolare tutte
le organizzazioni che attentano alla vita dei civili,
a contrastare ogni predicatore di odio. Siamo impegnati
a fornire pieno sostegno ai soldati e alle forze dell'ordine
che tutelano la nostra sicurezza, sul fronte interno
così come all'estero. |
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